Metropolia di Veria, Naoussa e Campania

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La sede dei metropoliti di Veria.
Panteleimon Kalpakidis, metropolita dal 29 maggio 1994.

La metropolia di Veria, Naoussa e Campania (in greco: Ιερά Μητρόπολης Βεροίας, Ναούσης και Καμπανίας; Ierá Mitrópolīs Beroias, Naousis kai Kampanias) è una diocesi del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, pastoralmente affidata alla Chiesa di Grecia, con sede a Veria, nella Macedonia Centrale, dove si trova la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.

Dal 29 maggio 1994 il metropolita è Panteleimon Kalpakidis.

La metropolia di Veria, Naoussa e Campania comprende la maggior parte dell'unità periferica di Emazia e in misura minore quella di Salonicco (alcuni villaggi dei comuni di Delta e Chalkidona).

Sede del metropolita è la città di Veria, dove si trova la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.

Dal punto di vista canonico, la metropolia fa parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Tuttavia, trovandosi in territorio greco, la gestione pastorale è affidata alle cure dell'arcivescovo di Atene e della Chiesa di Grecia.

Veria, nota in epoca romana e bizantina col il nome di Berrea, è un'antica sede vescovile della provincia romana di Macedonia nella diocesi civile omonima, suffraganea dell'arcidiocesi di Tessalonica. Nel XIII secolo divenne una sede arcivescovile autocefala e sul finire del medesimo secolo è documentata come sede metropolitana.

La comunità cristiana di Berea fu fondata dall'apostolo Paolo, come è narrato nel libro degli Atti degli Apostoli (17,10-14[1]). Primo vescovo conosciuto dalla tradizione cristiana fu Onesimo, discepolo di san Paolo e da lui menzionato nella lettera ai Colossesi come fedele e caro fratello (4,9[2]).

Sono solo cinque i vescovi conosciuti di questa sede nel primo millennio. Geronzio prese parte al concilio di Sardica (circa 344).[3] Luca fece parte del brigantaggio di Efeso nel 449[4] e Sebastiano del concilio di Calcedonia del 451.[5] Al sinodo di Costantinopoli convocato dal patriarca Menas nel 536 assistette Timoteo.[6] Infine Giuseppe fu uno dei vescovi che condannarono il patriarca Fozio nell'869.[7] In seguito non sono più noti vescovi fino alla seconda metà del XIII secolo.

Le Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli indicano Veria tra le suffraganee di Tessalonica fino al XII secolo, eccetto una breve parentesi nell'XI secolo, epoca in cui la sede viene riconosciuta dall'imperatore Basilio II Bulgaroctono facente parte del patriarcato di Acrida. Nel corso del XIII secolo la sede divenne un'arcidiocesi autocefala, dipendente direttamente dal patriarca di Costantinopoli. Ma già sul finire del secolo fu elevata al rango di metropolia e nell'ultima Notitia conosciuta di epoca bizantina occupa il 22º posto tra le sedi metropolitane del patriarcato.[8]

Nel corso del XVII secolo la sede di Naoussa fu unita a Veria. La prima attestazione dell'unione delle due sedi è il berat con cui il governo ottomano confermava l'elezione del metropolita Gioacchino II il 1º maggio 1649; nel documento appare per la prima volta il titolo di "metropolita di Veria e Naoussa".

Nel 1931 la diocesi di Campania fu soppressa e parte del suo territorio fu annesso alla metropolia di Veria e Naoussa, che modificò contestualmente il proprio nome in quello attuale.

Due metropoliti di Veria, Cirillo II e Crisanto I, furono eletti patriarchi di Costantinopoli; mentre Gioannizio fu eletto patriarca di Alessandria.

  1. ^ At 17,10-14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Col 4,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, t. III, coll. 39 e 42.
  4. ^ Mansi, op. cit., t. VI, coll. 847 e 930.
  5. ^ Mansi, op. cit., t. VI, coll. 912, 977, 1070, e 1083. Le Quien attribuisce, sempre nel 451, un omonimo vescovo Sebastiano anche alla sede di Beroe in Tracia; secondo lo storico e orientalista Raymond Janin si tratta in realtà dello stesso vescovo, documentato anche nel 458 quale firmatario di una lettera dei vescovi della Macedonia.
  6. ^ Mansi, op. cit., t. VIII, coll. 878, 927, 935, 938 e 971.
  7. ^ Mansi, op. cit., t. XVI, col. 194.
  8. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Parigi, 1981, indice, p. 486: Berrhoia, évêché de Thessalonique.
  9. ^ Autori locali (Garruba e altri) attribuiscono il vescovo Geronzio alla diocesi di Bari in Puglia.
  10. ^ Benché patriarca, mantenne la sede di Veria per un certo periodo. Nel 1621 è documentato un metropolita, Timoteo, che probabilmente occupò la sede durante uno dei tanti esili che dovette subire il metropolita Cirillo.
  11. ^ Appare confusa la cronotassi di questo periodo, a causa della lunghezza dell'episcopato di Gioacchino II; alcuni autori ritengono che possa trattarsi di due vescovi omonimi, il primo (forse lo stesso Gioacchino I menzionato nel 1617), che governò dal 1649 al 1678, e il secondo dal 1678 al 1692.

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